Presentazione:
siamo nel 1950 e a questa chiacchierata, magari simile a una lezione scolastica anche se piuttosto informale, potremmo dare il nome di “Inchiesta sulla narrativa”. Considerando le opere di inizio Novecento e confrontandole con quelle dei giovani scrittori attivi nel dopoguerra, quello che emerge è un balzo di stile drastico. Se la letteratura dei primi anni del secolo proponeva ambienti e personaggi degni dell’Arcadia, negli anni Cinquanta la narrativa vira drasticamente verso la cronaca tanto che, invece di un libro, pare di leggere le pagine di un giornale. E se un cambio di ritmo e di stili erano auspicabili, appare però chiaro che finire così all’opposto non fa che confermare che non c’è niente di più somigliante di una cosa al suo contrario. Poniamo poi di voler cercare tra i personaggi più avventurosi quello che, a metà Novecento, sta tornando di gran moda. Ecco, di certo vi verrà mente, come a quasi tutti, il Robinson Crusoe di Daniel Defoe, che sì avrà più di duecento anni, ma è tornato attualissimo. Ed è proprio strano che in tanti cerchino un’isola deserta lontana da tutti, invidiando proprio quel povero derelitto che da quella stessa isola farebbe l’impossibile per andarsene. E veniamo a Hemigway, che in molti considerano superficiale. Si sbagliano di grosso, perché laddove il tratto pare leggero, come scritto a matita, proprio lì sta celata la bravura. Perché, come si dice: “fare una breve fiammata è la cosa più facile del mondo: l’importante (e il difficile) è non lasciare nessunissima traccia di zolfo. E in lui questa traccia ben raramente riuscirete a trovarla”…