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"Fano e Gradara: tra la dea Fortuna e il tragico Amore".

Iniziativa 250291 - Sezione Cesena-Faenza
Visita di Fano, città nata per ringraziare la Dea Fortuna, e del castello di Gradara, teatro del tragico amore tra Paolo Malatesta, detto il Bello e Francesca da Polenta, nobildonna di Ravenna.

Proposta:

FANO

L’antica Fanum Fortunae deve il suo nome alla dea Fortuna, il cui Tempio fu costruito in ringraziamento per la vittoria nella battaglia sul fiume Metauro del 207 a.C., in cui i Romani guidati dai due consoli Marco Livio Salinatore e Gaio Claudio Nerone, sconfissero i Cartaginesi al comando di  Asdrubale Barca, fratello di Annibale. Fu l'effettivo punto di svolta della seconda guerra punica. 

Attorno al tempio nacque il primo nucleo abitato, sbocco al mare dell’antica Via Flaminia. La città fu fortificata dall'imperatore Cesare Augusto, con una imponte porta, detta Arco d’Augusto. L'imperatore incaricò inoltre il famoso architetto Vitruvio di erigervi una basilica.
A testimonianza del periodo romano restano, oltre ai questi monumenti, anche i resti di un impianto termale con annessa palestra e di alcuni edifici privati.

Fano fu distrutta nel 540 dai Goti di Vitige e Totila e successivamente entrò a far parte della Pentapoli Marittima.
Dal 1339 al 1463 fu governata dai Malatesta da Verrucchio, Signori di Rimini. Testimonianze del periodo sono il Palazzo del Podestà, il Palazzo Malatestiano, la Rocca e le splendide Tombe Malatestiane.

Caduti i Malatesta, Fano passò direttamente allo Stato della Chiesa, sotto il cui controllo rimase sino all’unità d’Italia con brevi periodi ain mano a Cesare Borgia ed ai Medici. All’interno dello Stato della Chiesa godette di un’ampia autonomia: in questo periodo di prosperità economica religiosi e nobili cittadini chiamarono i maggiori artisti del tempo, dal Perugino a Giovanni Santi e a Raffaello, dal Domenichino a Guido Reni ed al Guercino, ad adornare le Chiese e la città; buona parte di queste opere sono ancora conservate.

GRADARA

La malatestiana Rocca di Gradara non è solo un castello medievale, ma è soprattutto il ricordo della vicenda d’amore di Paolo e Francesca, narrata nel quinto canto dell’Inferno di Dante Alighieri, ambientata nelle stanze del maniero, che suscita un così vasto e profondo interesse.

All’epoca dei fatti il castello era una delle fortezze più importanti in possesso dei Malatesta, la famiglia che dominava Pesaro e alla quale appartenevano Paolo e Gianciotto, entrambi figli di Malatesta da Verucchio, chiamato nella Divina Commedia “Mastin Vecchio”. Benché il fortilizio fosse stato edificato dalla famiglia De Griffo un secolo prima, erano stati proprio i Malatesta a fare di esso un formidabile caposaldo del loro potere, dotandolo di due cinte murarie. Nel 1275, quando Gianciotto sposò Francesca stabilendo un’alleanza matrimoniale con i Da Polenta, egli era podestà di Pesaro e una legge dell’epoca vietava a chi ricopriva tale carica di risiedere stabilmente con la sua famiglia in città. Ciò significava che la moglie di Gianciotto doveva dimorare in un luogo il più possibile vicino a Pesaro, e tale era certamente il castello-residenza di Gradara, distante mezz’ora di cavallo. Inoltre la cura degli affari pubblici avrebbe tenuto Gianciotto spesso lontano dalla giovane moglie, facilitandone gli incontri con il fratello Paolo, da tempo invaghito di lei. Dunque la tradizione di Gradara, seppure non sostenuta da documenti, ha un qualche fondamento.

Il Boccaccio, nell’intento di trovare una giustificazione all’adulterio, fa di Francesca una vittima del gioco politico della sua famiglia: ella aveva creduto di poter sposare l’affascinante Paolo  e si trovò invece a doversi unire con lo zoppo e deforme Gianciotto, per il quale non provava alcuna attrazione. Di vero c’è che il matrimonio fu il risultato di un’alleanza tra due potenti casati e che Paolo era già sposato dal 1269 con Orabile Beatrice, ultima discendente dei conti di Ghiaggiolo. Recenti ricerche hanno fatto luce sulla sua figura storica, che appare in realtà quella di un abile politico che venne scelto a ricoprire la carica di capitano del popolo a Firenze nel 1282. Tornato a Rimini nel febbraio 1283, egli avrebbe intrecciato la relazione amorosa con la cognata che l’avrebbe portato a morire insieme a lei per mano di Gianciotto tra il 1283 e l’84. Non è mai stato rinvenuto il suo sepolcro, probabilmente perché occultato dal fratello. È stata trovata invece la tomba di una nobile signora all’interno del castello di Gradara, che si è supposto fosse quella di Francesca. Si sa che ebbe una figlia da Gianciotto, di nome Concordia, rinchiusa dopo la morte della madre in un convento a Santarcangelo di Romagna. La fosca storia narrata da Dante ebbe un tragico sequel: sembra che Gianciotto Malatesta sia morto nel 1304 nel castello di Scorticata (oggi Torriana) per mano dei nipoti, figli del fratello Paolo. La vicenda di Paolo e Francesca, suggellata dal binomio amore-morte, colpì in particolare l’immaginazione di pittori, poeti e narratori romantici nell’Ottocento. Il mito degli infelici amanti Paolo e Francesca, tramandato dall’immortale poesia di Dante, continua a vivere nelle sale del castello di Gradara.

Nella Divina Commedia Dante incontra Paolo e Francesca nel cerchio dei lussuriosi, tra le anime condannate alla pena dell’inferno. Il loro peccato era stato quello di aver ceduto alla passione amorosa dopo aver letto le storie di Lancillotto e Ginevra.

"Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse, quel giorno più non vi leggemmo avante", fa dire Dante a Francesca.

Celebri sono anche i versi  "Amor, ch’ha nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona".

Dunque la passione di Francesca per il suo Paolo continua anche tra le pene dell’inferno. Ma l’esito di questo amore adulterino era stato fatale ad entrambi: colti in flagrante erano caduti vittime della spada di Gianciotto Malatesta.

Agenda programma:

- ore 7.30 partenza da FAENZA via Mengolina 1

- ore 8 sosta a CESENA Piazzale dell’Accoglienza per carico partecipanti

- ore 8.30 sosta a RIMINI Piazzale Hera per carico partecipanti

- ore 9 arrivo a FANO - visita guidata del centro storico con approfondimenti sulla parte romana e rinascimentale

- ore 12 arrivo a GRADARA - pranzo al ristorante Mastin Vecchio con menù dedicato - ore 14.30 visita guidata del castello e del centro storico - a seguire tempo libero a disposizione per visitare il borgo medievale in autonomia

- ore 18 partenza per rientro

La quota comprende:

 Pullman a disposizione per tutto il giorno (incluso vitto, ZTL, parcheggi)
 Visita guidata di mezza giornata a Fano e mezza giornata a Gradara

 Pranzo al ristorante Mastin Vecchio di Gradara

 Ingresso alla Rocca di Gradara
 Telefono delle emergenze attivo 7 giorni su 7
 Assicurazione Medico Bagaglio
 Iva e diritti di agenzia

La quota non comprende:

Ingressi a monumenti e musei non menzionati,

tutti i pasti e le bevande non menzionati,

tutto quanto non menzionato alla voce la “quota comprende”.

Per aderire all'iniziativa è necessario essere socio FITeL e sottoscrivere l'assicurazione: la tessera (costo 1 euro per Famigliari conviventi ed Aggregati) e l'assicurazione (costo 3,5 euro per Soci, Famigliari conviventi ed Aggregati) hanno validità annuale (anno civile) e vengono attivate in occasione della prima partecipazione ad iniziative del CRAL.

Assicurazione:

Si ricorda che con il tesseramento a FITeL (costo 1 euro) e l'adesione alla polizza (costo 3,5 euro) - con validità anno civile - addebitate in occasione della prima iniziativa, sono previste le seguenti coperture assicurative:

a) Infortuni occorsi durante attività del CRAL - FITeL, comprese quelle sportive dilettantistiche; invalidità permanente: massimo 30.000 euro; morte: massimo 30.000 euro; spese sanitarie: massimo 2.500 euro con franchigia di E 100, salvo una franchigia pari al 20% (minimo 150 euro) nel caso di strutture private.

b) Responsabilità Civile verso Terzi dei soci FITeL: la garanzia è prestata per tutti gli iscritti FITeL relativamente alla Responsabilità Civile verso Terzi per la partecipazione alle attività svolte dal socio e previste dallo statuto del CRAL e della FITeL. Massimali: 300.000 euro per ogni sinistro, per persona e per danni a cose o animali.

Copie integrali delle polizze sono consultabili e prelevabili in formato pdf ai seguenti link: 

POLIZZA INFORTUNI 2025

Note:

Collaborazione tecnica Agenzia Viaggi Ramitours srl Marostica 

Il contributo CRAL in caso di utilizzo di mezzi propri e/o rinuncia al pranzo verrà ridotto proporzionalmente alla spesa effettivamente sostenuta.

Ad avvenuta conferma della realizzazione dell'iniziativa non sarà possibile il rimborso della quota in caso di mancata partecipazione.

La quota di partecipazione, unitamente ad eventuali costi aggiuntivi riferiti ad extra non inclusi nella quota, pagati dal Cral in nome e per conto del partecipante, potranno costituire oggetto di conguaglio al termine dell'iniziativa. Per contro, ovviamente, sarà previsto una riduzione della quota e/o del contributo originariamente indicato a fronte di minor costi accertati. 

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